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Published on 2018-03-05 08:24:50 | words: 949
Sgombriamo il campo da un equivoco: ho votato PD.
Prima dell'inizio campagna elettorale avevo deciso di votare, come al solito, PD.
Perché speravo che, a risultati previsti 1/3 1/3 1/3 (due coalizioni e M5S), si facesse un governo di interesse nazionale tra i due principali responsabili degli ultimi due decenni, PD e Forza Italia (altro che attirare "responsabili" come stampella, come citava l'ex-ministro Brunetta stanotte).
Durante la campagna elettorale, le uscite di Renzi stile "muoia Sansone con tutti i filistei" ho evitato di commentarle: non era il normale stile Tafazzi del centro-sinistra, era un "après-moi, le déluge", ultimo sussulto di un rottamatore diventato Re Sole (e dire che non si chiama neanche Luigi- speriamo che la lezione ispiri altri).
Ma adesso?
Se si confermano i numeri, forse vi sarà l'opportunità di far un nuovo bipolarismo senza micro-partiti personali che servon solo a far vivacchiare in Parlamento "leader senza seguito".
Ovvero: anche io scherzavo ieri sera su un possibile governo M5S-Lega-FdI.
Provate però a pensare in altro modo.
Esempio: durante la campagna elettorale, il mio indirizzo è diventato "votare PD perché resti sopra il 20%, sotto, è la fine di un'esperienza".
Perché il PD non è (era) l'ex-PCI: era molto più simile ad una ex-DC con segmenti di apparato ex-PCI, fuori i politici.
Mentre nei fatti M5S sta diventando una DC del XXI secolo: ecumenica.
Quanti deputati e senatori del PD, se i numeri restan quelli visti, avran la tentazione di cambiar casacca?
Perché non giocare d'anticipo e considerare che, forse, il polo FI-Lega (coalizione ex-ante) ed il polo M5S-PD (coalizione ex-post) potrebbero aver senso?
Soprattutto, inutile nasconderselo, nell'ottica di un futuro assorbimento da parte di M5S di ulteriori segmenti dell'elettorato ex-PCI ed ex-DC.
Un potenziale incarico al partito con il maggior numero di voti espressi (M5S) potrebbe partire già con il sostegno del 50% degli elettori, se portasse al traino il PD.
Certo, bisogna prima aspettare i risultati del bizantino conteggio dei seggi, per vedere se ci sono i numeri: basta poco, visto che diverse liste minori son andate sotto la soglia per aver rappresentanti, e quindi i loro voti potrebbero ampliare il peso del PD in Parlamento, sopra il fatidico 20% degli eletti, ispirando una "notte dei lunghi coltelli", seguita da un tentativo di una nuova segreteria.
E seguito da tentazioni quasi "aventiniane".
Tanto, mentre M5S aveva un programma che raccoglieva contributi da tutti, ed il centro-destra aveva un programma, il PD aveva un programma meno delineato: aveva imbarcato troppi "trasversali", per poter esprimere una posizione.
E, soprattutto, di nuovo se confermati i dati di questa notte, in molti testa-a-testa figure di punta del PD e del Governo uscente del PDCM Gentiloni eran in posizioni di svantaggio, per non dire del "Partito dei Presidenti" LeU, in cui davano ad un certo punto D'Alema sotto il 10%.
Ovvero: il titolo, "terza repubblica" è per indicare che, nel 2018 più che nel 2013, forse andrà a casa una intera classe dirigente.
Come dopo Mani Pulite? No, ancora più a fondo.
Oggi sarà inutile leggere i quotidiani in edicola: come e più che nel 2013, saranno un commentar sul nulla.
Ma, comunque, ne comprerò un certo numero- per leggere i commenti, e poi vedere come vanno rispetto al 2013, ovvero, come direbbe Di Pietro, "che c'azzeccano" (lo ripete in continuazione davvero, non solo nella "variante Crozza"- visto a Roma con Amato e Pannella in un riunione quando partì il PD e loro rimasero fuori dalla porta).
Interessante vedere, invece, quali siano stati rilevati i flussi dei votanti, 2018 su 2013: anche nel mio seggio, ho visto elettori inusuali, mentre ho sentito molta disaffezione in elettori abituali: il peso del M5S per ora è ancora, con buona pace dei commentatori che forse non escono mai dai loro uffici, "drogato" dal voto degli scontenti, anche se oggi più che nel 2013 ha attratto i "proviamo anche questi", una quota non insignificante del nostro elettorato.
Se poi invece vorranno far contenti i silurati della politica in Francia e negli Stati Uniti (Annunziata stanotte giustamente ha indicato che Le Pen e Bannon potrebbero starsene a casa, dove hanno perso, la prima, o son stati cacciati, il secondo), posson fare un governo M5S+Lega, con l'obiettivo di spazzar PD+FI.
Ma, in tal caso, il bipolarismo rischierebbe di diventare un "partito unico": sarebbe paradossale se fossero M5S+Lega a realizzare il "Partito della Nazione"...
Un segno di cambiamento sarebbe finalmente fare, su alcuni temi, programmi a medio-lungo termine, e non le solite leggi con "conferma annuale", che servono solo a far anticipare la spesa e dare l'illusione di una ripresa.
Qualunque governo sia definito, l'importante è che governi.
Un governo di sola legge elettorale sarebbe un'occasione perduta- come un'occasione perduta (di fare riforme, discutibili ma migliorabili) è stato il referendum "pro-/contro-Renzi" sulla riforma della Costituzione.
E, oggi come allora, se si perde un'occasione simile di promuovere il cambiamento, si rischia di riparlarne dopo un ricambio generazionale: diciamo tra una ventina d'anni (la durata che sembra piaccia a molti italiani, per i cicli politici)?
Buon inizio settimana!